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STEFANO CAMPOLO
5 giugno 2018

L’impresa sarebbe trovare qualcuno d’accordo su almeno una delle proposte di revisione del sistema di asilo e protezione dei rifugiati in discussione da anni a livello comunitario. Qualcuno, cioè un Paese membro, un europarlamentare o anche solo un cittadino. Questa mattina a Lussemburgo i ministri dell’interno dei 28 hanno avviato la discussione tecnica sul CEAS, il sistema comune di asilo.

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La proposta della Commissione Europea. La Commissione prevedeva il mantenimento della responsabilità per il paese di prima accoglienza, ma con delle soglie – basate sul Pil e sulla popolazione – al superamento delle quali scattava il meccanismo di ricollocamento automatico. Gli Stati membri possono astenersi dalla partecipazione al meccanismo correttivo per un massimo di dodici mesi, ma sono tenuti a versare 250 mila euro per ogni richiedente asilo al Paese che in quel momento ha superato la soglia indicata (la Commissione ha previsto che la soglia fosse del 150 per cento).

Il lavoro del Parlamento europeo. Le proposte di riforma elaborate nel 2016 dalla Commissione sono approdate in Parlamento Europeo dove sono state fortemente emendate. Dopo un anno e mezzo di lavoro e di negoziati, racconta agli Stati Generali Elly Schlein relatrice per la riforma del regolamento di Dublino per il gruppo S&D (socialisti democratici), «a novembre 2017 abbiamo trovato una larghissima maggioranza per approvare un testo condiviso. Il Parlamento ha cancellato l’ipocrisia originaria del primo paese di accesso e lo ha sostituito con un meccanismo permanente e automatico di quote che obbliga il paesi membri ad accettare i ricollocamenti o a vedersi penalizzati nell’assegnazione dei fondi strutturali. Si tratta di un passo avanti notevole per paesi come Italia e Grecia». Inoltre,  introduce quelli che Schlein chiama legami significativi. «La riforma prevede diverse misure innovative, come una nuova procedura accelerata di ricongiungimento familiare, per cui basteranno sufficienti indicazioni sulla presenza di un familiare in un altro stato membro per un rapido ricollocamento».

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Il Consiglio dell’Ue. Il processo legislativo comunitario prevede che il testo approvato dal Parlamento venga portato in una sorta di negoziato con il Consiglio dell’Unione europea che, a sua volta, dovrebbe sedersi al tavolo (a cui siede anche la Commissione europea) con un proprio testo e quindi una propria posizione condivisa. Condizione che finora non si è ancora avverata. In sede di Consiglio  il dibattito su come riformare il sistema di asilo si è incentrato in particolare sul ruolo dei singoli paesi, ma non ha mai trovato una sintesi.

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(Immagine di copertina, Massimiliano Sestini, WordPress Photo, second prize, 2015)

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(https://www.glistatigenerali.com/immigrazione_politiche-comunitarie/europa-a-picco-se-affonda-la-riforma-dellasilo/)

 

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