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Max Collini, storico leader degli Offlaga Disco Pax, voterà Schlein

Reggio Emilia Max Collini, per undici anni voce e autore degli Offlaga Disco Pax, non ha dubbi su chi vorrebbe vedere al posto di Enrico Letta alla guida della segreteria nazionale del Pd: Elly Schlein.

Perché?

«Conosco Elly da una decina d’anni, dalla campagna elettorale per il Parlamento Europeo. L’ho seguita in quel percorso così come nella sua epopea con Civati. Il suo è stato un percorso interessante: è stata una delle pochissime ad uscire dal Pd nel periodo di massima espansione del renzismo. Dei politici non guardo il carisma ma la coerenza, i contenuti e le priorità. Elly è la più centrata. Alle volte abbiamo leader politici travolti dall’argomento del giorno, lei tiene il focus su argomenti che hanno una prospettiva lunga».

Schlein si è riscritta al Pd lo scorso dicembre, tentando subito la scalata alla segreteria. Cosa risponde a chi l’accusa di presunzione?

«Che la sua candidatura non è figlia della presunzione, ma di un percorso. Penso anche una cosa: se ti candidi, devi avere personalità. E lei ha sempre tenuto testa a chiunque, è una che pensa in modo indipendente. Se riuscirà a diventare segretaria la aspetta una grande sfida… è una bella “gatta da pelare” un partito da risollevare».

Lei ce l’ha la tessera del Pd?

«Non sono mai stato iscritto al Partito Democratico ma ho a cuore il destino della sinistra italiana. Bonaccini e Schlein sono due candidati diversi, con contenuti diversi. Bonaccini rappresenta la continuità di un partito sempre uguale a se stesso, che non ha più niente da dire di sinistra. Credo che per dare un vero segnale di cambiamento non ci sia alternativa a Elly».

Sono tante le battaglie per cui Schlein si è fatta conoscere in Emilia-Romagna: la lotta alle diseguaglianze sociali e al cambiamento climatico, quella per la sanità pubblica, per il diritto all’abitare. Su quale fronte pensa potrebbe incidere di più da segretaria?

«Sono tutti contenuti prioritari per le nuove generazioni – che lei sola potrebbe riuscire a coinvolgere – su cui penso potrà incidere. I contenuti a cui pensano quelli della mia età sono più conservativi: ma con la conservazione rischiamo l’involuzione».

Schlein è giovane per gli standard italiani, la gioventù può essere un valore in sé in politica?

«Non credo che sia un problema di gioventù ma di generazione. Nel resto del mondo a 37 anni fai il ministro. Elly è una persona adulta, che fa politica da 10 anni, pur essendo il suo un percorso particolare. Politicamente è matura, ecco».

Come spiega la diffidenza verso la sua favorita?

«L’impressione è che in questo momento qualunque potenziale leader Pd venga visto con diffidenza dopo le continue delusioni. Veniamo, purtroppo, da leadership deboli. La parabola di Renzi, poi, è stata agghiacciante. Come dicevo prima, un leader non deve essere carismatico: non so cosa farmene del carisma se il risultato è quello che ha combinato Renzi. Lo scetticismo in questa fase è tale che si proponesse Berlinguer come leader, probabilmente oggi nel Pd verrebbe guardato con sospetto anche lui».

Chi è il più indie tra lei e Elly?

«Dovremmo metterci prima d’accordo su cosa significa. Diciamo che sono stato indie prima di lei. Confido che sia una persona con una grande libertà personale nelle sue decisioni, poco condizionabile. Lo scopriremo solo vivendo…».

Alberto Bertoli voterà Bonaccini. Se lo aspettava? Cosa vorrebbe dirgli?

«Comprendo perfettamente chi voterà Bonaccini: è un bravo amministratore ed è una figura molto rassicurante. In questo momento storico credo che serva però una oggettiva discontinuità e Elly Schlein mi pare che possa aprire un dialogo reale con chi ha rinunciato alla politica e non vota più».

Alice Benatti, Gazzetta di Reggio