13 novembre 2017
Come multinazionali e leader cleptomani dissanguano l’Africa nei paradisi fiscali
I Paradise Papers sono la nuova fuga di notizie finanziarie che, in 13,4 milioni di file riservati, dimostrano quanto i potenti del mondo siano i responsabili dell’ingiustizia e della povertà e quei documenti che avrebbero dovuto rimanere segreti rivelano come individui potenti e multinazionali utilizzano i paradisi offshore non solo per evitare di pagare le tasse, ma anche per nascondere la corruzione e le operazioni illegali. Non è un caso se le neodestre xenofobe non ne parlano: i Paradise Papers rivelano che dietro l’emigrazione economica c’è la rapina occidentale e di fronte a questo è difficile utilizzare gli slogan sull’”invasione” e dell’”aiutiamoli a casa loro” o “ci vogliono rubare il lavoro”.
[…]Come dicono Pippo Civati ed Elly Schlein, segretario ed eurodeputata di Possibile, sono «Rivelazioni di portata potenzialmente maggiore rispetto ai Panama Papers che testimoniano quanto sosteniamo da tempo: la battaglia contro evasione ed elusione fiscale va condotta a livello globale, creando un organismo intergovernativo in seno all’Onu, per mettere al tavolo tutti gli Stati coinvolti, a partire da quelli più poveri che sono i più colpiti. Scandali come questo fanno emergere, in modo sempre più chiaro, la portata di un fenomeno che non esitiamo a definire devastante per i bilanci di molti Paesi, perché sottraggono al fisco entrate ingenti, che quasi sempre si traducono in tagli al welfare e ai servizi per i cittadini. Il Parlamento europeo voterà la settimana prossima la risoluzione finale della Commissione di inchiesta Panama papers definendo, con forti raccomandazioni, le misure che vanno adottate senza esitazioni per contrastare questi fenomeni, in grado di sottrarre fino a mille miliardi di euro all’anno nella sola area Ue. Cifra che vale tre volte il piano Juncker, e con la quale si potrebbero finanziare investimenti e servizi ai cittadini. Servono piena trasparenza, scambio automatico di informazioni e obblighi di rendicontazione per le multinazionali, a livello europeo e globale: la lotta alle diseguaglianze passa anche da qui».