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DI CONCITA DE GREGORIO

31 gennaio 2020

BOLOGNA Ho per fortuna un carattere che non mi deprimo né mi esalto. È andata meglio del previsto, ma io ero certo della vittoria. Lo s e n t i v o , n o n a v e v o m a i v i s t o u n a partecipazione così. Detto questo è un errore dire che aver vinto in Emilia Romagna sia una vittoria del centrosinistra nel Paese. In C a l a b r i a p e r d i a m o d i v e n t i p u n t i e i l centrodestra ha un radicamento straordinario nel Paese.
Siamo ai nastri di partenza, non al traguardo». Stefano Bonaccini, appena rieletto alla guida dell’ Emilia Romagna, lo ripete così: «Non v o r r e i c h e g l i s t e s s i c h e p r e v e d e v a n o sottovoce la sconfitta trasformassero lo
scampato pericolo regionale in un trionfo nazionale collettivo».
Anche perché il margine, su due milioni e trecentomila votanti, è stato di 180 mila voti. « S ì . P o i d i c i a m o a n c h e c h e a b b i a m o recuperato 15 punti sulle Europee e il Pd è tornato ad essere il primo partito. Salvini
diceva: stravinciamo. Lo abbiamo battuto, invece, dimostrando che si vince se non si gioca sul suo terreno, se si cambia lingua, se non ci si lascia contagiare virus della paura. E se si ha un progetto,
naturalmente. Una direzione da indicare».
Zingaretti dice: apriamo il partito. Prodi approva. Come si apre il Pd?

«Il Pd deve avere un’ identità più marcata. Oggi non trovo tre parole chiave che lo definiscano. Non può essere una roccaforte in difesa dei valori ma progetto espansivo della società. A Nicola, al segretario, ho detto: servono sindaci e amministratori nelle segreterie, in tutti gli organi dirigenti. E serve il meglio delle competenze che arrivano dalla società».

Non è andata così nell’ indicazione del candidato per le suppletive, a Roma.
«Ma deve andare così. Non c’ è altra strada. Aprire il partito significa demolire le correnti: che potevano avere senso quando selezionavano le classi dirigenti. Oggi sono diventate solo una scorciatoia per fare carriera».
Ci sono le correnti, e ci sono i partiti dei fuoriusciti. Due segretari del Pd sono usciti per dare vita a una loro formazione politica. «Io votai Bersani alle prime primarie. Poi ho coordinato la campagna di Renzi. Ho sempre considerato che fossimo una famiglia, e ho sostenuto le persone che in quel momento mi parevano le più indicate a guidarla.
Ho governato, in Regione, una coalizione con forze uscite dal Pd. Ho preteso che non ci fossero polemiche pretestuose, mai. Quando ci sono state difficoltà abbiamo passato notti intere a discutere, a volte a gridare ma ne siamo usciti con una proposta di tutti, unitaria. Questa è la via che conosco e che gli elettori hanno premiato».
Tuttavia anche nella sua regione il voto alla Lega ha origine in gran parte nello scontento verso una classe dirigente arroccata, che pensa alla sua conservazione e vive di rendita. L’ antica ‘fortezza’ del Pci: chi è dentro e chi è fuori.
«È vero. Quando governi da decenni è difficile cambiare ma abbiamo provato e faremo ancora meglio.
Per quello che mi riguarda: è un impegno. Le forze vive che hanno reso possibile questo risultato
avranno voce e spazio. I più giovani avranno posto».
Elly Schlein, più di 22 mila preferenze, ha detto: basta cercare consensi al centro.
«Elly è un’ amica, fui io a nome di Renzi a chiederle di candidarsi all’ Europarlamento. Ha ottenuto in poche settimane un risultato straordinario, il 4 per cento. Ha trovato consenso a sinistra del Pd. Io ho un ruolo diverso: ho vinto col 51 per cento e con 155 mila voti personali in un campo più largo, che rappresenta anche i moderati. Sono convinto di aver avuto, nel voto disgiunto, anche molti voti di elettori del centrodestra che sul programma concreto non hanno avuto dubbi. La sanità pubblica è qualcosa che riguarda anche chi vota Lega. Il proposito di investire ancora sugli asili nido, qui dove la scuola per l’ infanzia è un modello, e di raggiungere anche quel 30 per cento che non ha accesso al nido pubblico è un progetto per tutti. Come l’ idea di utilizzare fondi statali per la formazione per scuole regionali per figure professionali specializzate che servono alla manifattura, e che mancano. Anche chi vota a destra vive più di prima, e noi fra pochi anni avremo più di mezzo milione di ultraottantenni: investiremo nella
loro autosufficienza. Renderemo gratuito il trasporto pubblico per chi ha fino a 19 anni. Elly chiede: 25.
Se ci saranno le risorse si farà».
È vero che le proporrà la vice presidenza della Regione?
«Farò la giunta in due settimane, e in meno di un mese convocherò la prima assemblea legislativa. Elly Schlein avrà un ruolo molto importante, in giunta. Decideremo insieme quale». Di lei, Bonaccini, hanno detto: è un burocrate di partito. L’ ultimo di quella razza. «Non mi offendo. Sono cresciuto imparando ad amministrare. Sei anni da assessore a Campogalliano, dove ancora vivo, quando avevo vent’ anni. Altri sei a Modena. È una grandissima scuola, l’ amministrazione».

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