Il 6 settembre 2018, l’europarlamentare Elly Schlein, ospite del programma Agorà Estate su Rai 3, ha criticato la Lega, accusandola di «aver disertato 22 riunioni in due anni di negoziato sulla riforma del Regolamento di Dublino», nonostante il tema dell’immigrazione sia fondamentale per l’Italia e da anni al centro del programma del partito di Matteo Salvini.
Già il 13 giugno scorso, l’europarlamentare di Possibile – che fa parte del gruppo S&D, ossia l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici – aveva espresso la stessa critica in un intervento al Parlamento europeo, in merito alla questione della nave “Aquarius”. Il discorso aveva attirato l’attenzione della stampa italiana: in due interviste – su La Repubblica e Il Fatto Quotidiano – Schlein aveva descritto come «paradossale» e «inspiegabile» la decisione della Lega di non partecipare ai negoziati per modificare il trattato che regola l’accoglienza dei migranti in Europa, tanto criticato dallo stesso partito di Matteo Salvini.
[…]Cosa sono le “riunioni di negoziato” e qual è stato il ruolo della Lega?
Ora che abbiamo visto che cos’è il regolamento di Dublino e qual è lo stato attuale del suo percorso di riforma, cerchiamo di capire qual è stato il ruolo della Lega e se l’accusa dell’europarlamentare Schlein corrisponde al vero.
Tra la prima proposta di riforma avanzata dalla Commissione europea e quella approvata dal Parlamento europeo, sono trascorsi mesi di lavori parlamentari, soprattutto all’interno della Commissione Libe. Qui, per arrivare al documento definitivo approvato il 19 ottobre 2017, sono servite «22 riunioni di negoziato» (negotiating rounds), come ha affermato il 30 maggio 2018 in una conferenza stampa la relatrice Wikström (un numero particolarmente alto). Ma cosa sono questi incontri e a cosa servono?
[…]In primo luogo, i gruppi parlamentari sono tenuti a indicare i relatori ombra che partecipano alle riunioni di negoziato nelle Commissioni parlamentari. Per quanto riguarda la riforma in questione, il gruppo parlamentare Europa delle Nazioni e delle Libertà Nazionali (Enf) – quello della Lega e del Rassemblement National francese di Marine Le Pen – non ha indicato il nome di alcun deputato.
In secondo luogo, è sufficiente cercare le conferenze stampa della Commissione Libe sul tema per vedere che in queste occasioni – come quella del 30 maggio scorso citata sopra – non c’è mai stata la partecipazione del gruppo Enf.
In realtà, come ci ha spiegato l’eurodeputata Schlein, all’inizio dei lavori della Commissione sembrava che l’attuale ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana – nel 2017 ancora eurodeputato e membro della Commissione Libe – potesse essere nominato come relatore ombra per il gruppo Enf, ma come conferma anche la sua pagina ufficiale questa opzione non si è concretizzata.
Fontana ha comunque partecipato alle votazioni in Commissione del 19 ottobre 2017 – votando contro la proposta Wikstrom, a cui aveva avanzato alcuni emendamenti – ma si è astenuto da quella parlamentare del 16 novembre 2017.
Contattato da Pagella Politica, il portavoce del ministro Fontana ha specificato che la scelta di non partecipare ai negoziati non è da attribuire al ministro stesso, ma al gruppo parlamentare Enf e alla Lega, sottolineando che Fontana ha comunque partecipato a oltre il 96 per cento delle votazioni in Parlamento. Insomma, la decisione di non nominare un relatore ombra è stata una decisione politica e di strategia parlamentare del gruppo Enf al Parlamento Europeo.
Conclusione
La parlamentare europea Elly Schlein ha ragione nel sostenere che la Lega non ha presenziato alle 22 riunioni di negoziato, incontri informali ma fondamentali per realizzare la relazione di proposta di riforma approvata dal Parlamento europeo. Il percorso legislativo per cambiare Dublino III, però, rimane ancora complicato per le divergenze di posizione all’interno dell’Ue. All’interno dello stesso governo italiano le posizioni sono differenti. Per il M5S, la riforma non è «abbastanza ambiziosa», mentre per la Lega «non è più una priorità». In conclusione, il verdetto per Schlein è “Vero”.
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